mercoledì 28 ottobre 2009

RECENSIONE DI PASQUALE RENZULLI

Dice S. Agostino: “Senza nulla che passi, non esisterebbe il passato; senza che venga, non esisterebbe un tempo futuro; senza nulla che esista, non esisterebbe un tempo presente”.
Sempre S. Agostino, prosegue: "Quid est ergo tempus?”, cos' è dunque il tempo?, a questa domanda si può cercare di dare una semplice risposta: il tempo non esiste, è forse solo una dimensione dell’anima.
MICHELE STUPPIELLO, poeta della Rivelazione, della ricerca, della preghiera intima, il Guardiano solitario, cerca di catturare con occhi introspettivi, i fotogrammi del tempo; per conservarne, per preservarne nel luogo intimo, nell’arca della memoria, gli odori, i colori con essenze di Arcane storie, di una Chianca amara, di un Mistico Adriatico.
Con nostalgia evocativa ci riconduce a quel antico Mare uterino, dell’uomo e dell’universo, ma sempre attuale, Logos occidentale, che trasuda eros e thanatos, che con fatica ogni attimo genera la vita tra le incessanti e spietate battaglie degli opposti-contrari.
La sua è sete disperata di purificarsi, di salvarsi dalle debordanti battaglie nei cicli dell’eternità costante.
MICHELE STUPPIELLO, il poeta uomo, prova pietà, ma ci ammonisce e ci ricorda che chi non sogna non può vivere, l’Utopia è amore, chi non ambisce all’immortalità è disperato alla condanna della limitatezza permanente.
Il suo è un disperato invito alla virtù, a non perderci, ad essere sempre vigili, a non sprecare il nostro tempo, a non farci solo trasportare dal fiume degli accadimenti, ma a coltivare il nostro sé, in quanto tutto ciò che noi possiamo solo conoscere direttamente è sempre e solo il sé, alla fonte di tutto ci siamo noi. Dice Eraclito: “Il carattere di un uomo è il suo destino”, alle mille domande ci resta una sola possibilità: la vita.

Monte Sant’Angelo, 28 ottobre 2009
Pasquale Renzulli

SEGNALAZIONE PUBBLICATA SUL QUOTIDIANO "PUGLIA" del 25 ottobre 2009 (www.quotidianopuglia.it)

giovedì 22 ottobre 2009

PREFAZIONE DI GIOVANNI AMODIO

MICHELE STUPPIELLO “IL GUARDIANO DEL TEMPO” A DIFESA DELLA POESIA

Il tempo, fuggitivo tremito, come lo definisce Ungaretti, termine ultimo per verità esatta, come lo identifica Pindaro, non prevede certamente "guardiani", né codificazioni convenzionali al di fuori di quelle che l’uomo deduce dal movimento degli astri, all’orologio, per propria utilità.
Per sua natura abbraccia il campo della metafisica, alleandosi al concetto di spazio. Entrambi però ritrovano ragioni, motivi, evocazioni, definizioni nell'alveo della POESIA, che per sua natura, come universo parallelo del pensiero e del sentimento umano, traccia una propria libertà misterica ed estetica, che dimostra come diceva T. Eliot che "Solo col tempo si conquista il tempo".
MICHELE STUPPIELLO, artista e poeta dell'Azione e della evocazione ancestrale, spinta ai confini del futuro, assume il diritto di attribuire al tempo una funzione guardiana coincidente l’omonimia con il noto giornale internazionale "The Guardian", perché dalla pienezza sublimale della sua poesia, vuole trarre una regola, un osservatorio, che guidi le bianche distese del deserto illuminate da un nulla apparente che crea e un tutto che scandisce la successione dell’eternità costante, di cui il tempo diviene il testimone più veritiero e più mobile.
Per catalizzare nei versi la trasformazione delle parole e superare la stereotipizzazione degli elementi tipici e consolatori, la proliferazione esplicativa nell'afflato poetico di STUPPIELLO annovera silenzi e parole allusive, vuoto metafisico e vibrazione emotiva, alternando la lingua colloquiale alla sublimità di versi che rifuggono i gradi comparativi e si stagliano con eleganza e raffinatezza, sempre nel breve e incisivo, nella dicotomia concettuale, nella lucidità espressiva.
Il tempo della tregua deborda nella pagina ad una piazza, per una solitudine del poeta che è scelta estetica, attraverso la quale i rivoli d’inchiostro ritrovano le remote acque del tempo, per stabilire come il mare rappresenti la spugna della Storia.
Il sogno monocromatico della parola, si accosta all’onirica concomitanza delle policromatiche opere pittoriche.
Il “Guardiano del tempo” intuisce le incessanti e spietate battaglie degli opposti-contrari, e la “penombra” diviene compagna, senza mestizia, dell'amore sacralizzato e non svenduto alle parole e della luce, quale antica pena, per un’inspiegabile pienezza d’esistenza.
“Il tempo è un grande maestro che regala molte cose” (Coneille), come la poesia di Stuppiello, sempre sorprendente.

GIOVANNI AMODIO

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